El Cardenal Ravasi habla del Atrio de los Gentiles

El Cardenal Ravasi, Presidente del Pontificio Consejo de la Cultura ha declarado que “el Atrio de los Gentiles de Barcelona pone en diálogo espiritualidad y belleza” [TRADUCCIÓN PENDIENTE] Dopo l’appuntamento dello scorso settembre a Firenze, il Cortile dei Gentili – la struttura vaticana nata all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura per promuovere il dialogo tra [...]

El Cardenal Ravasi, Presidente del Pontificio Consejo de la Cultura ha declarado que “el Atrio de los Gentiles de Barcelona pone en diálogo espiritualidad y belleza”

[TRADUCCIÓN PENDIENTE]

Dopo l’appuntamento dello scorso settembre a Firenze, il Cortile dei Gentili – la struttura vaticana nata all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura per promuovere il dialogo tra credenti e non credenti – torna su uno dei territori privilegiati dell’incontro fra culture diverse, quello dell’arte. Sarà infatti dedicato al tema “Arte, bellezza e trascendenza” il nuovo appuntamento internazionale in programma il 17 e 18 maggio, in Spagna, a Barcellona. Sui contenuti di queste due giornate «catalane»’ del Cortile, ascoltiamo il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Il tema della bellezza e dell’arte è fondamentale nell’interno del Cortile dei Gentili. Ora, di sua natura, l’arte è sempre protesa verso un oltre e un altro, rispetto all’orizzonte concreto, dove si registra la cronaca. Quindi, è sempre una domanda di spiritualità, è una domanda di metafisica: andare al di là di tutto ciò che è immediato. Per questa ragione noi abbiamo iniziato con Firenze, la città dell’arte per eccellenza. Ma ora vorremmo, invece, affrontare un altro orizzonte, un po’ particolare, che è quello di Barcellona, dove abbiamo una città che è molto “identitaria” – la Catalogna ha una sua identità molto specifica – e che è un luogo nel quale c’è, però, anche deposto un grande seme di cultura: ci sono università molto vivaci e, soprattutto, c’è questo grande emblema, che è stato ripetutamente proposto in questi ultimi tempi, soprattutto dopo la visita e la consacrazione di Benedetto XVI, e cioè l’emblema della Sagrada Familia di Gaudì.

D. – In particolare, le due giornate del Cortile a Barcellona vedranno alternarsi tre momenti, dedicati come di consueto a un confronto accademico, a un momento, invece, proprio nella Sagrada Familia, dedicato all’arte: il dialogo delle voci, poesia e musica. L’arte non solo come argomento di dibattito, ma l’arte entra proprio di diritto anche negli appuntamenti del Cortile dei Gentili?

R. – Noi sappiamo che compito dell’arte non è mai descrivere e informare. La musica, per esempio, di sua natura è evocativa. La musica però – e l’arte in generale – proprio perché sono evocative non sono informative, danno piuttosto delle emozioni e delle istanze spirituali. Per quella serata, che sarà un grande evento, che coinvolgerà tutta la città di Barcellona, è stato usato un termine: il dialogo. Il dialogo avviene prima di tutto tra fede e arte, in genere. Si parlerà perciò di Bibbia, di spiritualità, di liturgia e, al tempo stesso, però, di espressione artistica, quindi di godimento anche estetico. Secondo, ci sarà un dialogo, invece, ancora più concreto e abbastanza curioso: il dialogo tra le voci, tra i cori, distribuito nell’interno della basilica. Ci saranno almeno 700 coristi, distribuiti in quattro punti differenti – cento sul lato destro, cento sul lato sinistro, che dialogheranno tra di loro – e ci saranno invece due cori possenti nella parte sacra e nella parte di apertura, cioè l’ingresso solenne: ci saranno, da una parte, 250 coristi e, dall’altra, 250 coristi. Per cui avverrà anche in questo caso, come avveniva nella grande tradizione, il dialogo delle voci, che è proprio della polifonia. La polifonia di sua natura suppone voci diverse, che hanno timbri diversi, che tra di loro si intrecciano e dimostrano tutti che ci può essere bellezza nella diversità. Il terzo dialogo è quello, forse, in assoluto, più originale. Infatti, i cori sono distribuiti in spazi differenti, dove ci sono immagini, evocazioni, che Gaudì aveva voluto, di misteri cristiani: lui aveva concepito la basilica della Sagrada Familia come se fosse una sorta di catechesi di pietra. Ecco, ci sarà il dialogo tra la musica e l’architettura, tra due arti diverse, e anche con l’arte. In un certo senso, i colori e le forme della musica saranno anche visibili e non solo udibili. Un po’ come accadeva nel Medioevo, quando si scrivevano dei testi musicali, giocando sui capitelli delle colonne dei chiostri.

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